Disobedience Archive

(the zoetrope)

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Pedro Lemebel

Desnudo bajando la escalera, 2014

2’10’’ Color/sound

Pisagua, 2006

3’29’’ Color/sound

N°23

“Ho sempre utilizzato fuoco e neoprene, per tutto il carico simbolico che ha quella colla infiammabile dai tempi della dittatura: il toluene contro la fame, i giovani disoccupati, la barricata, il cuore Molotov, fino ad ora che (quel significato) si rafforza nuovamente nella strada bruciata del corteo studentesco”.
(Pedro Lemebel)

Il neoprene è un solvente che, a partire dagli anni Settanta, è stato utilizzato come farmaco dalle comunità marginali, soprattutto dai minori. Pedro Lemebel sceglie di lavorare con il neoprene per evocare i fantasmi degli affamati, dei ragazzini che lo inalavano agli angoli delle strade e dei segregati dallo stato neoliberista. Essendo un materiale infiammabile, però, è anche simbolo di resistenza al sistema egemonico patriarcale.

L’11 febbraio 2014 alle 5 del mattino, davanti al Museo d’Arte Contemporanea di Santiago del Cile, Lemebel esegue la performance Desnudo bajando la escalera. Il titolo dell’azione è un chiaro riferimento a Duchamp, ma mentre quest’ultimo scomponeva la percezione, Lemebel scompone il tempo lineare attraverso una serie di citazioni e rimandi. La performance allude a casi emblematici di violazione dei diritti umani durante la dittatura cilena. Il luogo davanti al quale Lemebel performa è lo stesso della seconda apparizione pubblica nel 1988 delle Yeguas Del Apocalipsis, il collettivo artistico fondato a fine anni Ottanta da Francisco Casas e dallo stesso Lemebel. Il paese non è certamente lo stesso, e nemmeno Lemebel. L’artista, però, esegue un’analogia incarnata: il suo corpo prende il posto di altri corpi, scomparsi, e restituendoli alla sfera pubblica, mette in mostra la repressione e la violenza del terrorismo di Stato.

“Ma lei ha idea di dove ci porteranno? domandò Gastón aggrottando le sopracciglia depilate. È un segreto militare che mica le posso dire. E si dia una mossa che abbiamo poco tempo (...). Ma io ho bisogno di sapere se si tratta del Nord o del Sud, se fa freddo o caldo, per decidere che vestiti portarmi. Penso che a lei gli tocca il Nord, gli disse seccamente il soldato. Ma in che zona del Nord? Spiaggia o cordigliera? A Pisagua, pare. Allora è spiaggia, sabbia, mare e sole, pensò Gaston afferrando al volo il costume da bagno e un asciugamano”.
(Pedro Lemebel)

A causa della sua posizione isolata tra oceano e deserto, il piccolo porto di Pisagua, a nord del Cile, è infelicemente noto per essere stato trasformato in campo di concentramento e porto d’esilio per dissidenti politici durante i regimi dittatoriali. Il video Pisagua del 2006 è stato girato dalla regista Veronica Quense, quando quest’ultima andò con Lemebel a visitare la città e raccogliere le testimonianze dei residenti. Il risultato della loro esperienza è quest’azione nella quale l’artista passeggia scalzo, reggendo in mano i suoi tacchi, verso il mare. Ad ogni passo che compie sul panno bianco, Lemebel si lascia dietro delle deboli impronte color sangue: un tributo a tutti gli omosessuali e alle femministe dissidenti che hanno perso la vita in quel luogo.

Pedro Segundo Mardones Lemebel (Santiago del Cile, 1952-2015) è stato uno scrittore, artista, attivista e precursore del movimento Queer in America Latina. Nel 1987 fonda, insieme a Francisco Casas, il collettivo Las Yeguas del Apocalipsis, divenendo punto di riferimento importante nella scena artistica cilena e simbolo internazionale di libertà sessuale. Nelle loro performance le Yeguas utilizzavano la tattica dell’irruzione e dell’interruzione di eventi politici per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle lotte delle minoranze in Cile. Pedro Mardones decise di diventare Pedro Lemebel nel momento in cui prese il cognome della madre, una decisione politica che sottolinea ulteriormente la sua militanza.

“I have always used fire and neoprene, for all the symbolic load that that flammable glue has since the times of the dictatorship: toluene against hunger, unemployed young people, the barricade, the Molotov heart, until now (that meaning) is strengthened again in the burned street of the student march.”
(Pedro Lemebel)

Neoprene is a solvent that, since the 1970s, has been used as a medicine by marginal communities, especially minors. Pedro Lemebel chooses to work with neoprene to evoke the ghosts of the hungry, of the kids who inhaled it on street corners and of those segregated by the neoliberal state. As a flammable material, however, it is also used as a symbol of resistance to the patriarchal hegemonic system.

On February 11, 2014 at 5 in the morning, in front of the Museum of Contemporary Art in Santiago de Chile, Lemebel performs Desnudo Bajando la Escalera. The title of the action is a clear reference to Duchamp, but while the latter broke down perception, Lemebel breaks down linear time through a series of quotes and references. The performance alludes to emblematic cases of human rights violations during the Chilean dictatorship. The place in front of which Lembel performs is the same as Yeguas Del Apocalipsis (the art collective founded in the late 1980s by Francisco Casas and Lemebel himself) second public appearance in 1988. The country is certainly not the same, and neither is Lemebel. The artist, however, performs an embodied analogy: his body takes the place of those that have disappeared, and by returning them to the public sphere, he showcases the repression and violence of state terrorism.

“But do you have any idea where they will take us? Gastón asked, furrowing his plucked eyebrows. It’s a military secret that I can’t tell you. And get a move on, we have little time (...). But I need to know if it’s the North or the South, if it’s cold or hot, to decide what clothes to bring. I think it’s up to you to go to the North, the soldier told him dryly. But in which area of ​​the North? Beach or mountain range? In Pisagua, it seems. So it’s beach, sand, sea and sun, thought Gaston, grabbing his swimsuit and a towel.”
(Pedro Lemebel)

Due to its isolated position between ocean and desert, the small port of Pisagua, in the north of Chile, is unfortunately known for having been transformed into a concentration camp and port of exile for political dissidents during dictatorial regimes. The 2006 video Pisagua was shot by director Veronica Quense, when the latter went with Lemebel to visit the city and collect the testimonies of the residents. The result of their experience is this action in which the artist walks barefoot, holding his heels in his hand, towards the sea. With every step he takes on the white cloth Lemebel leaves behind faint blood-colored footprints: a tribute to all the homosexuals and dissident feminists who lost their lives in that place.

Pedro Segundo Mardones Lemebel (Santiago de Chile, 1952-2015) was a writer, artist, activist and precursor of Queer civil rights movements in Latin America. In 1987 he founded, together with Francisco Casas, the collective Las Yeguas del Apocalipsis, becoming an important point of reference in the Chilean art scene and an international symbol of sexual freedom. In their performances, the Yeguas used the tactic of breaking into and interrupting political events to raise public awareness of the struggles of minorities in Chile. Pedro Mardones became Pedro Lemebel when he decided to take his mother’s surname, a political decision that further underlines his militancy.