Disobedience Archive

(the zoetrope)

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Daniela Ortiz

The Brightness of Greedy Europe, 2022

28’ Color/sound

N°5

The Brightness of Greedy Europe è un teatro di burattini che mette in scena, attraverso il paradigma del musical, il racconto di una delle storie di migrazione forzata causata dagli effetti a lungo termine del colonialismo. Non disponendo più delle risorse necessarie per poter lavorare nel proprio paese, Mooki, il protagonista della pièce, è costretto a partire per l’Europa in cerca di una vita dignitosa. Il processo di autocoscienza che Mooki attraversa passa dalla ricerca del lavoro e arriva alla consapevolezza di appartenere a una classe sociale operaia e migrante. In questo cortometraggio, che documenta l’opera marionettistica, viene analizzato come nel contesto sempre più globalizzato del mondo contemporaneo, la migrazione in cerca di risorse economiche si presenti come una realtà complessa, plasmata da una serie di fattori socioeconomici, spesso come risultato di processi neocoloniali e di espropriazione territoriale.

Durante la prima parte del suo percorso, Mooki scopre le difficoltà dell’inserimento nel sistema economico, attraverso l’incontro varie figure che operano in funzione della burocratizzazione del lavoro salariato e del lungo processo di immissione all’interno di esso, insieme ad esponenti simbolici del neoliberalismo come Margaret Thatcher. Successivamente, il protagonista inizia ad avvicinarsi ai movimenti di liberazione anti-imperialisti, grazie anche all’incontro di diverse figure che lo aiutano a formalizzare la consapevolezza d’appartenenza a una classe proletaria

Al centro del lavoro di Ortiz sono la critica allo sfruttamento neoliberista delle classi proletarie, la messa in questione delle gerarchie sociali e dell’idea stessa di nazionalità – specie quando manipolata per giustificare l’occupazione territoriale –, e della conseguente razzializzazione delle soggettività. Attraverso la costruzione di narrazioni visive, l’artista mira a esplorare questi concetti per comprendere criticamente le strutture del potere coloniale, patriarcale e capitalista.

Daniela Ortiz (Cuzco, Perù, 1986) è un’artista visiva che vive e lavora a Cuzco. Ortiz svolge un ruolo attivo nella promozione del dibattito su temi relativi al cambiamento sociale, attraverso conferenze, pubblicazioni e workshop. I suoi progetti e le sue ricerche recenti riguardano il sistema di controllo europeo sulla migrazione e i suoi legami con il colonialismo e, in chiave non-eurocentrica, sta tornando a esplorare una pratica artistica legata al lavoro manuale, come lo sviluppo di opere in ceramica, collage e libri per bambini. Le sue opere sono state esposte in numerosi musei e istituzioni quali Nassauische Kunstverein Wiesbaden, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino), Palais de Tokyo (Parigi) e si trovano in numerose collezioni pubbliche, tra cui Museo Reina Sofia (Madrid), MACBA (Barcelona), MALI (Lima) e CNAP (Parigi).

The Brightness of Greedy Europe is a puppet theatre that stages, through the paradigm of the musical, the tale of one of the stories of forced migration due to the long-term effects of colonialism. Mooki, the protagonist of the play, finds himself in a condition of no longer having the necessary resources to be able to work in his own country and is forced to leave for Europe in search of a dignified life. The process of self-consciousness that Mooki goes through passes from the search for work to the awareness of belonging to a working-class and migrant social class. This short film documenting Mooki’s work, it is analysed how in the increasingly globalised context of the contemporary world, migration in search of economic resources presents itself as a complex reality, shaped by a series of socio-economic factors, often as a result of neo-colonial processes and territorial dispossession.

During the first part of his journey, Mooki discovers the difficulties of insertion into the economic system, through his encounter with various figures working in the bureaucratisation of wage labour and the lengthy process of insertion into it, along with symbolic exponents of neoliberalism such as Margaret Thatcher. Subsequently, the protagonist begins to approach the anti-imperialist liberation movements, thanks also to the encounter with various figures who help him formalise his awareness of belonging to a proletarian class.

Central to Ortiz’s work is the critique of the neoliberal exploitation of the proletarian classes, the questioning of social hierarchies and the very idea of nationality – especially when manipulated to justify territorial occupation – and the consequent racialisation of subjectivities. Through the construction of visual narratives, the artist aims to explore these concepts in order to critically understand colonial, patriarchal and capitalist power structures.

Daniela Ortiz (Cuzco, Peru, 1986) is a visual artist living and working in Cuzco. Ortiz plays an active role in promoting debate on issues of social change through lectures, publications and workshops. Her recent projects and research concern the European system of control over migration and its links to colonialism and, in a non-eurocentric key, she is returning to explore an artistic practice linked to manual labour, such as the development of ceramic works, collages and children’s books. Her works have been exhibited in numerous museums and institutions such as Nassauische Kunstverein Wiesbaden, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Turin), Palais de Tokyo (Paris), and can be found in numerous public collections, including Museo Reina Sofia (Madrid), MACBA (Barcelona), MALI (Lima) and CNAP (Paris).